Josh Scogin è un genio. Si era già capito con i Norma Jean su cui cantò in quel magnifico “Bless The Martyr and Kiss The Child” e lo ha confermato fondando i The Chariot: i ’68 sono la definitiva consacrazione di tutto ciò che questo incredibile artista può creare con la sua voce e il suo carisma. Sin da quando incappai quasi per caso in quell’ep “MIdnight” del dicembre 2013 capii l’enorme importanza musicale e grandezza artistica che questo nuovo progetto avrebbe potuto avere: Josh Scogin recluta Micheal McClellan alla batteria e insieme creano un magnifico inferno costituito da feedback, schitarrate, accelerazioni improvvise, tempistiche infernali e dalla quella sgraziata e bellissima voce che, soprattutto negli ultimi periodi dei The Chariot, avevamo tutti imparato ad amare. Questo “Two Parts Viper” è l’ennesimo passo in avanti dei nostri eroi che entra in territori musicali talmente e vasti da farti perdere la strada di casa. Si passa dal rock’n roll, al punk, dall’hardcore al noise e al blues perché no… senza mai fermarsi. Josh fa esattamente quello che vuole, sia a livello vocale che chitarristicamente parlando, e come un vero mattatore distrugge ogni minima sicurezza dell’ascoltatore e trascina tutto con se, in una sorta di psichedelico trip attraverso la sua mente ridefinendo, come fatto a suo tempo con i Chariot, il concetto di libertà musicale. Riff di rara bellezza e continui assalti vocali fanno di questo “Two Parts Viper” uno degli album più belli della scena alternative di quest’anno. Non si riesce neanche ad individuare un pezzo sopra gli altri anche perché produzione, scrittura e scaletta sono appositamente pensati per catapultare l’ascoltatore direttamente in una dimensione live e selvaggia (esattamente come ad un live della band, provare per credere). I 10 pezzi arrivano, passano e se ne vanno ad una velocità talmente impressionante che non appena finito non si può far altro che premere nuovamente play.
Grazie Josh. Inarrivabili. (Frez / Voto: 9)
Two Parts Vipers (2017 – Good Fight Music)