Una Milano ancora svuotata per le vacanze estive ha offerto il comeback della band di Jacksonville, orfana ormai da tempo di Dj Lethal e Sam Rivers e che rilancia puntualmente l’annuncio dell’imminente (?!?) nuovo album “Stampede of the Disco Elephants”. Il colpo d’occhio del Carroponte è comunque confortante, lontano dal tutto esaurito ma la location all’aperto dell’area nord milanese presenta comunque un nutrito numero di nostalgici e di nuove leve amanti del numetal e in attesa dell’esibizione dei Limp Bizkit.
Le aspettative, diciamolo chiaramente, non erano molte ma a mente fredda possiamo dire di esserci comunque divertiti pur con le evidenti limitazioni di una band che approda nell’anno di grazia 2016 con il freno a mano tirato… non basta infatti la presenza scenica di Fred Durst e Wes Borland o la tecnica sopraffina del sempre sottovalutato batterista John Otto a rendere eccellente un set che offre davvero troppe cover: passi al limite il miniset dedicato ai Metallica, gradite e acclamate le cover dei Nirvana, ma perché inserire random nel set intermezzi di KoRn, Pantera e tamarrate hip hop dance invece di suonare le tante hit presenti in repertorio? Evidentemente quello che manca è il “fiato”, la forma insomma, e a rendere il tutto ancora più surreale è il pensare ai vecchi concerti italiani dove la band teneva testa con adrenalina, perizia e sudore a quasi due ore di concerto.
Ma come scritto in precedenza, chiudendo un occhio e pensando positivo, è innegabile che pur eseguti “al rallentatore” brani come “Break Stuff” (con siparietto con giovane fan on stage), “Rollin'”, “My Way” e “Take a Look Around” hanno sempre una presa micidiale e garantiscono tanto, tanto divertimento! Una serata quindi agrodolce che ci ha fatto fare il pieno di snapback girati degli Yankees, bagpants fuori ordinanza e un retrogusto amarcord anni ’90/’00. Il nostro dubbio rimane: riusciremo in futuro ad ascoltare un set “intero” a nome Limp Bizkit?