La carriera tormentata delle Kittie (non si contano letteralmente i cambi di line-up, al netto delle due sorelle Lander) approda ad un inaspettato nuovo capitolo con questo “Fire”, edito da Sumerian Records. Le Kittie avevano goduto del loro momento di notorietà con l’esordio “Spit” dove, da appena maggiorenni (e nemmeno tutte!) davano alle stampe un disco di numetal “prima era” molto derivativo (tra Static-X e Coal Chamber) per poi virare su sonorità nettamente più death metal con il successivo “Oracle”. Dopo questi due lavori le Kittie si sono barcamenate in una onesta carriera, dal 2004 al 2011, con dischi sempre in bilico tra alternative metal e soluzioni più decise, mai riuscendo a raggiungere la notorietà e, la qualità (seppur derivativa appunto), degli esordi. Chiariamoci, le Kittie non sono mai state le “leader of the pack” ma neanche il gruppo monnezza come in molti adesso le additano. Dopo un interessante documentario, prodotto proprio dalle sorelle Ladder, che narra bene la storia della band (recuperatelo, anche online, a questo link) arriva quindi alle nostre orecchie questo “Fire”, disco che rimane sempre in bilico tra ricerca della soluzione “spinta” a quella più piaciona e melodica. Il dato interessante è che sono proprio le soluzioni più metal a convincere, mentre la ricerca dell’hook melodico a tutti i costi, non colpisce nel segno (vedi la scialba e inutile “Falter”) . La produzione di una vecchia volpe come Nick Raskulinecz garantisce una pulizia di suono e un groove notevole, per un disco di genere che potrà far felici i numetallers della prima ora e, presumiamo, pochi altri. Per quanto ci riguarda ci troviamo di fronte ad un dischetto più che discreto per un comeback più che dignitoso.
Fire (2024 – Sumerian Records)