Vent’anni di carriera sono un traguardo non da tutti, specie per chi è dedito a un genere off-limits quale il technical death metal come gli Origin. Una band che tra alti e bassi ha sempre avuto una certa costanza in fatto di uscite discografiche, puntando più a dar sfoggio di tecnica strumentale individuale sopraffina che a cercare di dare un’anima precisa a ogni singolo brano. Per capirci: prendete il loro nuovo lavoro “Unparalleled Universe”: un album semplicemente mostruoso, dal virtuosismo quasi esasperato e dove stravolgimenti ritmici, riffing assassino e assoli sono all’ordine del giorno… Ma sostanzialmente trattasi di un disco senz’anima. Ogni canzone è semplicemente una copia stravolta di quella ascoltata pochi secondi prima, il tutto ripetuto per 10 volte. Sinceramente non trovo un brano che spicchi tra tutti, forse perché dinnanzi a cotanta furia ed estrosità “forzata” si giunge al termine dell’ascolto con le idee un po’ confuse (e anche un tantino storditi, bisogna ammetterlo), insomma una strada che alla lunga sembra non pagare, almeno in termini discografici. Perché se dal vivo questo tipo di approccio può sicuramente funzionare, su disco tutta questa forzata voglia di risultare ultra tecnici porta solo alla noia. Avanti il prossimo.
2017 (Agonia Records – Unparalleled Universe)