Due sono i punti fermi in casa Thy Art Is Murder: il primo è ogni loro disco è frutto del genio artistico del chitarrista Andy Marsch e secondo che l’impatto del frontman CJ MacMahon non ha eguali. Il suo ritorno dietro al microfono sembra aver ridato linfa al combo australiano, spingendolo ben oltre i limiti del deathcore, come evidenziato da “Dear Desolation”. Un album interessante sotto molti punti di vista, sicuramente il più maturo di una discografia che fin qui ha saputo conquistare fans in ogni angolo del globo e che evidenzia la loro costante evoluzione artistica. In questo nuovo capitolo discografico i Thy Art Is Murder si sono spinti oltre, andando a imbastardire il proprio sound con elementi tipici del death metal. Come spiegato dallo stesso Andy nell’intervista che troverete sul numero di settembre del mag, in fase di songwriting Morbid Angel e At The Gates erano nomi ben saldi nelle loro menti ed effettivamente ascoltando brani come “Into Chaos We Climb” e “Man Is The Enemy” la cosa emerge in maniera chiara, soprattutto nel riffing. Ma state tranquilli, “Dear Desolation” non ha per niente intaccato lo spirito dei Thy Art Is Murder – sempre propensi all’uso smodato di trigger, growl animaleschi e breakdown spacca ossa –, semplicemente hanno aperto le porte alla sperimentazione, con risultati decisamente ben al di sopra delle aspettative e dando loro l’opportunità di confrontarsi con quel pubblico metal oriented che fin qui li ha sempre visti di cattivo occhio. Il fatto di essersi affidati nuovamente a Will Putney in sede di produzione è un segno evidente della loro volontà di non prendere troppo le distanze dal passato, una scelta tutto sommato condivisibile e che ha permesso al disco di avere suoni cristallini dall’impatto dinamitardo. Un gran bel disco insomma?! Decisamente sì.
Dear Desolation (2017 – Nuclear Blast)