Che “I Loved You At Your Darkest” dei Behemoth sia il disco più ambizioso commercialmente parlando partorito da Nergal e soci è argomento che si presta a ben poche discussioni: un battage pubblicitario imponente per un disco “estremo”, croccantini per cani pubblicizzati in modo beffardo all’uscita del primo singolo “God = Dog” e sberleffi alle religioni organizzate a profusione ci hanno portato finalmente all’ascolto di un disco davvero attesto. Le prime note dell’album ci fanno capire come l’esperienza nei Me and That Man (davvero il sodalizio con John Porter è già arrivato al capolinea?) abbia dato a Nergal una nuova prospettiva e dimensione per il suo death/black metal, portando un patina di apparente pulizia ed accessibilità all’extreme metal dei Behemoth che mai come oggi suonano pericolosamente accessibili, vuoi per i cori con i bambini ripresi in più brani o i riff di chitarra che abbracciano improvvisamente giri spudoratamente melodici, non diminuendo comunque di una virgola l’appeal blasfemo e sprezzante a base di death metal ammantato di black e di una spruzzatina di gothic rock. “Ecclesia Diabolica Catholica”, “Wolves ov Siberia” e il furbo inno blasfemo “God = Dog” i picchi massimi di un album formalmente perfetto, commercialmente furbo e discretamente ispirato. Gli eccessi musicali del passato sono lontanti ma questo non è necessariamente un male.
I Loved You At Your Darkest (2018 – Nuclear Blast)