Abbiamo incontrato gli Slenders, band sarda da poco giunta in quel di Milano per dare continuità al proprio progetto artistico. Il primo passo prende il nome “Angry Youth”, qui presentato dagli stessi musicisti!
Il vostro percorso artistico potremmo definirlo ricco di novità, cambi di formazione, pubblicazione di dischi artisticamente abbastanza diversi l’uno dall’altro, arrivando infine al vostro arrivo in pianta stabile a Milano… Volete raccontarci tutto?
Possiamo dirvi che dopo tanto tempo abbiamo trovato la stabilità. Siamo amici, amici veri, e questo forse è il nostro maggior punto di forza. Ci siamo trasferiti insieme, come una crew, e ci diamo forza tutti i giorni per continuare questo percorso e renderlo la nostra vita.
A proposito di Milano… Cosa vi ha spinto a muovervi verso questa città e non altre? Cosa ha da offrire in chiave artistica il capoluogo meneghino a vostro avviso?
Beh, semplicemente Milano è l’unico posto in Italia che offre determinate possibilità. Avrebbe avuto poco senso andare in qualsiasi altro luogo. C’è musica, c’è arte, c’è movimento. Noi siam scappati dalla monotonia, e finalmente abbiamo trovato il caos.
Un trasloco che è coinciso con l’arrivo di “Angry Youth”. Ci raccontate tutto quello che c’è da sapere su questo disco?
“Angry Youth” siamo noi. Quello che viviamo, che abbiamo vissuto e che vivremo. “Angry Youth” siete voi. “Angry Youth” è semplicemente l’altoparlante di una gioventù che non ha una voce abbastanza potente per farsi sentire. Questo disco è amore, perdita, lotta, conquista. Questo disco è tutto ciò che avevamo da dire.
Rispetto al suo predecessore, dove la componente punk-rock fu evidenziata in diverse recensioni, cosa c’è a vostro avviso di nuovo in questo album?
C’è che ci siam sentiti liberi. Abbiamo cercato di non pensare a generi, abbiam pensato a buttar fuori la musica che avevamo dentro. Un disco di pancia che è voluto uscire da solo. Potremmo etichettarlo in mille modi, ma noi preferiamo chiamarlo “Angry Youth”! (risate)
Ciò che colpisce in primis è il forte messaggio sociale presente nei vostri brani. Cosa vi ha spinto ad affrontare temi così “sentiti” in Italia come integrazione, razzismo e ignoranza sociale in generale?
Se non parte da noi artisti da chi dovrebbe partire questo messaggio di ribellione? Viviamo tempi bui, anni dove l’esser troppo buoni è un insulto. A noi tutto questo ci fa incazzare un sacco, e qualcosa l’abbiamo voluto dire a riguardo.
Musicalmente sembra vi siate piantati stabilmente su ciò che potremmo definire un mix tra melodic hardcore e pop-punk. Siete d’accordo con questa mia visione delle cose?
In questo momento ci sentiamo molto liberi dai generi. In alcuni casi hardcore, in altri pop. Insomma, è musica dal cuore. Quello che ci salta in mente lo scriviamo. Siamo giovani adulti che crescono, chissà come diventeremo… Magari il prossimo disco lo facciamo trap! (risate)
L’artwork è la rappresentazione visiva di quanto espresso nei vostri testi. Cosa vi ha portato a scegliere questa immagine per l’artwork di “Angry Youth”?
Rappresentare la giovinezza romantica in tutte le sue sfaccettature. Musica e foto a comunicare tutto questo. Nessun testo, nessuna scritta.
Guardando oltre, cosa dobbiamo aspettarci dal 2019 in casa Slenders?
Musica.
Cosa state ascoltando in questo periodo?
Davvero qualsiasi cosa. Dal punk al pop. Dall’hardcore all’indie, dalla trap all’elettronica. Qualsiasi cosa ci passi per la testa, la ascoltiamo. Facciamo musica, mica siamo un centro smistamento! (risate)