
Bastano solo otto canzoni per trenta minuti abbondanti di musica per far fare il definitivo salto di qualità ai Bloodywood? La risposta non può che essere una: assolutamente sì! Il mix di metal muscolare moderno, rap, folk indiano e una energia invidiabile non fanno altro che gettare benzina sul fuoco su una delle band più interessanti e fresche in circolazione. Se l’album di debutto “Rakshak” aveva dato la giusta esposizione internazionale alla band, “Nu Delhi” non fa altro che riproporre la stessa equazione ma, se possibile, ma con maggiore consapevolezza dei proprio mezzi. E quindi ci troviamo ad esempio al cospetto di brani come “Dhadak” o “Kismat” dove il lavoro sugli arrangiamenti è super curato, con un sottostrato etnico che enfatizza sia le parti più muscolari e concitate che quelle più melodiche. Se i singoli “Nu Delhi” e “Tadka” (ode allo speziatissimo cibo indiano) sono già stati ampiamente ascoltati ed apprezzati (e dal vivo promettono scintille), sorprende la freschezza della percussiva “Daggebaaz” e, neanche a dirlo, il featuring più improbabile del secolo in “Bekhauf“, dove vediamo la partecipazione delle Babymetal in un “clash” tutto asiatico che stranamente funziona alla grande. Ottimo ritorno, per un disco che conferma i Bloodywood come una delle realtà heavy più eccitanti in circolazione.
Nu Delhi (2025 – Fearless Records)