Venticinque anni di attività, ventitré dischi: “Dear” è il disco che probabilmente andrà a chiudere la carriera della band giapponese. Le premesse sono di altissimo livello e anche l’etichetta alle spalle, la Sargent House (Chelsea Wolfe, Deafheaven, ASIWYFA, Earth, Helms Alee, Mutuoid Man etc etc) non è da meno. Per poter iniziare a dire quello che penso di questo “Dear” vorrei prima partire da una premessa: ho sempre trovato i Boris derivativi già a partire dal nome ( canzone dei Melvins del ’91, gruppo al quale i Boris devono, se non tutto, quasi). Ottimi musicisti, li ho adorati in Altar in collaborazione con i Sunn o)), ho parecchio apprezzato tutte le collaborazioni con Merzbow, ma per quanto si possano definire una band storica non mi hanno mai lasciato a bocca aperta, particolarmente entusiasta o convinto al 100%. Detto ciò “Dear” è un album pesante, dilatato, etereo e monolitico, un mix tra doom, sludge e psichedelia anni ’70 tutto portato, come da tradizione musicale giapponese, all’eccesso. In “Dear” spiccano sui dieci brani presenti nella tracklist “Beyond”, “Memento Mori” e la trasognante title track che chiude album e carriera della band. “Dear” è un’ottima conclusione del lungo percorso dei Boris destinato, come feticcio, a tutti i fans della band e del genere. Dilatati.
Dear (2017 – Sargent House)