Dopo il ciclone australiano nella scena alternative, ora sembra toccare all’Asia mostrare i muscoli con quanto di buono e innovativo ha da offrire. Non è certo una novità che band come Crossfaith e Coldrain siano riuscite nel corso degli anni a incuriosire la platea Occidentale, con progetti di medio/lungo termine che oggi stanno dando i loro frutti. Lo stesso approccio lo troviamo nei Defying Decay, band thailandese dal forte approccio esterofilo che oggi ritroviamo con il disco d’esordio “Metamorphosis”. Una band che ha deciso di non lasciare nulla al caso, come si evince dalla scelta di circondarsi di professionisti di calibro mondiale per la produzione del disco quali Matt Hyde, Chris Lord Alge e Ted Jensen. Un team che ha fatto sicuramente un ottimo lavoro, al punto da portare subito i Defying Decay al livello di band ormai note nella scena alternative metal mondiale. “Metamorphosis” è infatti un lavoro molto vario che va ad attingere a piene mani da diversi correnti artistiche, dal djent, al tech metal (il curatissimo riffing è sicuramente esempio lampante), passando per strutture più melodic rock oriented e fasi più moderne dove synth e tastiere entrano in maniera decisa all’interno dei brani. Difficile dire quali siano i nomi che hanno influenzato la composizione di questo disco, di sicuro ci troviamo Linkin Park e i già citati Crossfaith, senza però disdegnare quello che band come Northlane e Memphis May Fire hanno insegnato col passare degli anni. La scelta dei singoli risulta azzeccata (su tutti “Judas Kiss” e “Ghost”), esempi perfetti di quello che troverete in questo album. Se questo è solo l’inizio non c’è che dire, lunga vita a questi Defying Decay!