Per merito della lungimiranza e della capacità imprenditoriale di Mister Brett Gurewitz Epitaph Records è stata capace di “formare” tutta una generazione di nuovi punkster “worldwide”. Inauguriamo oggi una nuova sezione denominata “Five Albums” dove ogni volta citeremo cinque album a tema… Per il primo “numero” parliamo proprio di Epitaph e proviamo a fare una lista dei cinque dischi che hanno rappresentato per un motivo o per l’altro un punto di svolta per la label californiana.
Brett Gurewitz ha il senso degli affari e fonda la label per distribuire al meglio e senza influenze esterne i dischi dei suoi Bad Religion: difficile scegliere un solo album ma “Against the Grain”riesce a unire la verve dei primissimi lavori con gli arrangiamenti più maturi che diventeranno trademark dei Bad Religion.
Bad Religion – Against the Grain (1990)
Nel ’94 esce “Dookie” dei Green Day e la bolla punk esplode: Epitaph si trova al posto giusto nel momento giusto… con i dischi giusti! Tra il ’94 e il ’95 la label californiana sforna tre masterpiece che scaleranno le classifiche e faranno da nave scuola a tutta una nuova generazione di giovani punkster. Tra “Smash” dei Offspring e “…And Out Come the Wolves” dei Rancid scegliamo “Punk in Drublic”, superclassico di Fat Mike e soci.
NOFX – Punk in Drublic (1994)
Le casse della Epitaph si riempiono e arriva il momento di fare investimenti: Burning Heart Records è ricca di talenti e Brett si accaparra i diritti di licenza per il suolo americano delle band del roster della label svedese. Nel ’98 esce quindi “The Shape of Punk to Come”, l’album più conosciuto ed influente dei Refused e vero e proprio manifesto programmatico (musicale e politico) che lascerà il segno negli anni a venire.
Refused – The Shape of Punk to Come (1998)
Non più una label prettamente punk, Epitaph cerca di rivolgersi ad un pubblico più ampio buttandosi sia su sonorità più pop ma anche su suoni meno convenzionali. I DEP prima dell’ingresso di Greg Puciato in line-up uniscono le forze con sua eminenza Mike Patton per un breve ma furioso EP. Il risultato? Bomba sonora in quattro atti con tanto di cover di “Come to Daddy” di Aphex Twin letteralmente da infarto!
The Dillinger Escape Plan – Irony Is a Dead Scene (2002)
Nonostante le critiche di commercializzazione e di aver perso l’attitudine punk degli esordi Epitaph Records non ha perso la voglia di puntare su band non convenzionali e non allineate al trend del momento. Una di queste è la band di Jason Aalon Butler, irrefrenabile dal vivo e autrice di una personale rilettura del vero post emotional-core dei maestri e purtroppo sottovalutati Glassjaw.
letlive. – The Blackest Beautiful (2013)