In pochi avrebbero pronosticato una carriera da pesi massimi della scena heavy/alternative mondiale all’indomani dell’uscita del debut album “The Way of the Fist” nel lontano 2007, disco dalle forte tinte numetal che sembrava essere uscito fuori tempo massimo per poter garantire il grande salto per la band di Las Vegas. Al contrario, la creatura del chitarrista Zoltan Bathory è riuscita ad emergere con grinta e un po’ di paraculaggine (leggasi concessioni alle melodie facili da airplay) e fare breccia anche nel cuore dei metalhead più duri e conservatori. “F8” arriva sugli scaffali dei negozi, virtuali e non, dopo anni parecchio turbolenti, soprattutto per i noti problemi di salute del frontman Ivan Moody che ha speso gran parte di questi mesi a combattere contro i propri demoni personali. Tutto questo background si ripercuote ovviamente sulle atmosfere del disco che ovviamente non stravolge le peculiarità della band ma anzi le amplifica trovando una quadra pressoché perfetta. “Inside Out”, “To Be Alone” e “Death Punch Therapy” suonano come i classici brani muscolosi tipici dei 5FDP, canzoni che saranno dei sicuri appuntamenti fissi durante i live grazie ad un impatto frontale . L’altra faccia della medaglia del 5FDP sound lo troviamo invece nel midtempo “A Little Bit Off” e soprattutto nella lenta e drammatica “Darkness Settles In”. Nel mezzo troviamo ottimi brani che uniscono entrambe le atmosfere come nell’ottima “Scar Tissue”. “F8” ci restituisce una band in piena forma e conferma lo status di pesi massimi della scena alternative metal dei Five Finger Death Punch.
F8 (2020 – Better Noise Music)