Dopo aver sbattuto la porta ai suoi ex compagni di scorribande alla fine del “The End” tour (nel 2015), il buon Mick Mars si è preso del tempo per raccogliere le idee e regalarci questo album solista intitolato ironicamente “The Other Side of Mars”. Mick, 72 anni suonati (ripetiamo, sette due!), ci regala un disco moderno e ficcante, dove l’hard rock graffiante e roboante filtra con le sonorità più moderne e alternative. Due sono gli aspetti che colpiscono maggiormente in questo lavoro; il primo è senz’altro il suono di chitarra assolutamente moderno ma fedele a se stesso del buon Mick. Complice anche una produzione molto ficcante e potente, le varie parti di chitarra sorreggono egregiamente i vari brani, dando anche quel quid in più in caso di parti più estrose e virtuose. L’altro fattore vincente è dato dalla prova al microfono di Jacob Bunton, vicino a volte al timbro del ben più noto Corey Taylor e che regala quel tocco alternative a “The Other Side of Mars”. La nota curiosa è che questo disco potrebbe essere benissimo il seguito ufficiale del famigerato album, pietra dello scandalo, auto intitolato dei Mötley Crüe (sì, il tanto vituperato ma francamente ottimo disco con J.Corabi!), dove l’hard rock e le sonorità più alternative in senso lato (dal grunge al rock imbastardito con il blues) facevano la voce grossa. La chiusura autocelebrativa e pacchiana di “LA Noir” (praticamente un unico solo di chitarra) pone la parola fine ad un disco inaspettatamente divertente, ispirato e vincente.
The Other Side of Mars (2024 -1313, LLC)