Dalle profondità più buie della oscura Torino spuntano fuori i Noise Trail Immersion, giovanissima formazione con già un sacco di esperienza alla spalle di live e produzioni. Ipertecnici, esagerati e neri come la morte. Math core, death metal e black metal sono i principali ingredienti di questo lavoro di una potenza davvero devastante. Potenza che si percepisce principalmente nelle eleganti ed distruttive aperture melodiche che si alternano a devastanti parti in cui schizofreniche parti di chitarra taglienti come rasoi vengono a prendere a schiaffi chiunque sia in quel momento ad ascoltare Womb. Un lavoro compositivo di dimensioni enormi si trova alle spalle di questo lavoro, intrecci di riff di una difficoltà davvero assurda legati da una parte ritmica potente e precisa e da una parte vocale esagerata. La voce di Fabio è infatti il comune denominatore di tutto l’album, potente e aggressiva con un attitudine davvero d’eccezione. Il disco è una delle migliori uscite italiane ed europee di genere di quest’anno ed è impressionante come ascoltando il disco pare di essere di fronte ad una navigata band americana, inglese o svedese, mentre invece tutto questo super lavoro sia stato composto, scritto e pensato da dei ventenni torinesi. E’ una cosa che mi ha lasciato sbalordito per tutta la durata del disco. Ho ascoltato a lungo e a fondo questo lavoro, volevo avere, proprio per la cosa scritta sopra, una visione completa e precisa e capire perché questo disco non stia uscendo sotto major di settore. E onestamente non mi sono venuti in mente punti che mi permettessero di capire questa cosa. Sono giunto, dopo un lungo ascolto a capire che l’unica pecca reale di questo disco è, a mio parere, la produzione. Troppo perfetta, troppo precisa tanto da far perdere personalità e un pelo di credibilità al tutto. Stiamo comunque parlando di una band esagerata e giovanissima, di un disco di un livello davvero altissimo sia livello compositivo che a livello esecutivo (basta che vi affacciate qualche volta ad uno dei live di questi ragazzi per capire di cosa realmente stiamo parlando e che di band così complete, oggi in Italia, ce ne sono davvero pochissime)
E se non ci credete, e siete scettici buttatevi a testa bassa su tracce come In Somnis, Organism, Light Eaters o Tongueless, vere e proprie mazzate sui denti. Disco da avere, da ascoltare perché, se al mondo c’è davvero un filo di giustizia, presto questi 5 torinesi prenderanno davvero il volo verso le più alte sfere musicali estreme.
Pazzeschi. [MF]
Womb (2016 – DIY)