E’ un dibattito aperto da ormai anni al quale probabilmente nessuno riuscirà mai a dare una fine. Ma una cosa la si può dire con certezza: a rosicare maggiormente è il rocker. Non ce ne vogliate, ma se foste obiettivi ammetterete anche voi stessi che stiamo parlando di una battaglia impari. Basta guardare un qualsiasi canale televisivo musicale per accorgersene di come l’hip-hop italiano abbia conquistato un audience che pochissime realtà rock italiane odierne hanno (e per rock si intende qualcosa che va oltre il pop/commerciale/neo-melodico). E’ bastato un video di Ensi (“Stratocaster”) dove venivano bruciate chitarre per creare una battle animata in chiave Social, senza però capire il messaggio che quel pezzo voleva trasmettere. Gente come Club Dogo, Fabri Fibra, Marracash, Noyz Narcos e Salmo sono solo alcuni esempi di questo strapotere.
Da dove nasce tutto ciò? Non andiamo a fare resoconti storici sul movimento hip-hop a stelle e strisce, perché tanto – lo sapete tutti – non ha mai preso piede in Italia come invece è successo da ogni altra parte del globo. Tutto fondamentalmente è nato come nell’ambito del rock. Perché l’artista di turno prima di arrivare su MTV si è esibito in scantinati, ha registrato demotapes e ha fatto tanta di quella gavetta che solamente chi suona sa cosa significa. Esattamente come una rock band. Ma l’Italia aveva bisogno di qualcosa di nuovo, che potesse dare al suo panorama musicale una ventata di nuovo, di giovane. E se gente come Timoria, Afterhours, Bluvertigo e Marlene Kuntz ci sono riusciti solo in parte, Fabri Fibra ha aperto le porte a una scena che fino a quel momento viveva nell’underground. Testi scomodi, irriverenza e quel look studiato e capace di attirare l’attenzione su di sé hanno dato all’hip-hop italiano ciò che anni prima gente come Colle Der Fomento, Bassi Maestro e simili avevano tentato di introdurre, con forse l’unico difetto di essere troppo old-school per potersi abbassare al music-biz.
Nel mezzo ci hanno pure tentato Gemelli Diversi e Articolo 31, i primi durati qualche disco e i secondi intenti a seguire l’onda del successo, tra hip-hop e rock/crossover, diventanto il primo gruppo hip-hop made in Italy a guadagnare esposizione mainstream facendo uscire la scena dai confini delle posse e dei centri sociali (scena che ha prodotto pietre miliari del genere, basti pensare a Sangue Misto, Isola Posse All Star ecc..). Da Fibra in poi è storia recente, oggi il rock italiano è qualcosa che pochissimi conoscono (a parte la fugace apparizione dell’indie, da cui ne è uscita la celeberrima scena hipster) mentre dell’hip-hop se ne parla ovunque. Perché funziona?! Innanzitutto fa numeri da spavento, sia in fatto di vendite che di spettatori agli eventi live, genera sponsorizzazioni (ogni artista ha almeno tre/quattro marchi d’abbigliamento al seguito) ed è trendy. In poche parole tutto quello che voi, amanti di chitarre e amplificatori non riuscite a ottenere.
Certo, alcune uscite sono davvero trascurabili (vedi Fedez e i suoi cloni), ma sfido qualunque rocker a non avere rispetto per gente come Noyz Narcos e Salmo ad esempio, due musicisti maiuscoli che tra l’altro arrivano entrambi dal circuito metal / punk-hardcore (il primo metal fan dichiarato e il secondo membro dell’hardcore band sarda ToEdgein) e che nei loro lavori mettono in risalto il lato più hardcore dell’hip-hop. Lato più crudo che viene fuori anche dalle rime infuocate di Egreen, altro talento made in Italy. “Tanto è un trend passeggero” si diceva anni fa, quando il tormentone “Applausi per Fibra” faceva venire la nausea a furia di sentirlo ovunque… Da allora sono passati anni e l’hip-hop è sempre più vivo e in forma che mai… Il rock riuscirà a tornare ben presto sui livelli che gli spettano? Al momento è difficile a dirsi, il classico ricambio generazionale sembra non essere ancora pronto a dire la sua e il mercato discografico attuale non ha certo tempo di aspettare e far crescere nuovi talenti…