Risulta sempre parecchio difficile prevedere che direzione ci si può aspettare da un nuovo disco di Poppy, al secolo
Moriah Rose Pereira: in sette anni di carriera musicale, e nei quattro album (più EP e singoli vari) precedenti, il progetto Poppy ha lambito talmente tanti genere musicale che è difficile trovare la bussola o qualche hint per questo quinto album intitolato “Zig”. A dirla tutta non era nemmeno così difficile pronosticare che la quinta fatica di Moriah andasse a parare verso una versione dark-pop di quanto fatto in precedenza, con lyrics sempre molto provocatorie (vedi l’opener “Church Outfit” giusto per dare un esempio). Non stupisce quindi come “Zig” suoni senz’altro meno heavy rispetto alle cose più recenti, e prediliga le sonorità elettroniche più sul versante dance che industrial rock (“Knockoff ” su tutte). A conti fatti ci troviamo di fronte ad un album dall’immaginario piuttosto vasto, e in questa incarnazione del progetto Poppy sembra di trovarsi di fronte ad una sorta di versione meno easy e più sfacciata di Halsey. Disco controverso così come lo è del resto il progetto Poppy: diciamo che forse era lecito aspettarsi di più da tutto l’hype generato negli ultimi mesi di battage pubblicitario che hanno anticipato “Zig”, lasciandoci con la sensazione che sia una più una occasione persa che un disco che lascerà un segno.
Zig (2023 – Sumerian Records)