Se il blu è il colore della tristezza, oppure il colore migliore per centrare il bersaglio dell’autenticità nella comunicazione, R.Y.F. – il progetto della singer-songwriter e musicista italiana Francesca Morello, di base a Ravenna – si spinge ancora più in là con il nuovo album Deep Dark Blue, in uscita oggi 5 aprile 2024 per Bronson Recordingscon distribuzione mondiale Cargo UK/Virgin ITA, in CD, vinile e digitale.
«Deep Dark Blueè un album sottomarino, forse è un album addirittura abissale. Il sound è oscuro e attutito, come se ci trovassimo in una sorta di culla, una bolla blu per l’appunto, un cocoon di mare nel quale avvolgersi per rigenerarsi e raggiungere serenità, ma il cui involucro trasmette anche energia».
Nato in seguito a un folgorante battesimo nel mare di Stromboli, dalle acque profondissime, dalle tinte talmente accese da ipnotizzare, Deep Dark Blueè un album di sofferenza e guarigione che comunque sia preserva e rafforza la carica destabilizzante di Morello. Lei stessa continua a spiegare: «A volte succede di vivere momenti di grande sofferenza, nel mio caso arrecati da problemi di salute di mia moglie. Ero “rotta dentro” e non sapevo se sarei tornata uguale a prima. Deep Dark Blueracconta come mi sono sentita e come vorrei ricostruirmi. Parlo tuttora della libertà di amare, per esempio, ma ho avvertito la necessità di parlare anche della sofferenza, perché legata a episodi della mia vita degli ultimi due anni, e ho cercato di farlo anche attraverso l’ironia, nel modo paradossalmente più gioioso possibile. Ha funzionato. Ecco perché questo è anche un album di guarigione».
In Deep Dark Blue ci sono anche degli ospiti importanti, a rimarcare di riflesso la caratura internazionale di R.Y.F. nel suo percorso in costante ascesa. Stiamo parlando di Moor Mother, Skin (Skunk Anansie) e Alos (aka Stefania Pedretti, già in OvO e Allun), unite da femminismo, queerness e attivismo politico, a rinsaldare affinità artistiche preziose alla luce dei tempi di nuova repressione che stiamo vivendo. «Le collaborazioni erano nell’aria e tutte hanno accettato la mia proposta».
Bluefeat. Moor Mother è il primo e sorprendente estratto da Deep Dark Blue. Moor Mother, all’anagrafe Camae Ayewa, è una poetessa, musicista e attivista statunitense apprezzata nei principali circuiti d’avanguardia, attiva anche nel collettivo free jazz Irreversible Entanglements. In Blue la testa gira tra groove dalle pulsazioni ottundenti, cadenze hip hop e un arcano mood da esplorazione notturna, mentre R.Y.F. canta «Blue is in my blood / Under my skin» e lo spoken word di Moor Mother cala imperiosamente dall’alto, come fosse quello di una divinità capace di infondere rinnovato vigore. R.Y.F. racconta: «Blue arriva direttamente dal mare di Stromboli, scritta dopo una gita in catamarano. Il brano ruota attorno allo stordimento benefico nell’osservare quel blu intenso, che mi chiamava e risucchiava a sé, e dalla sensazione provata dopo essermi tuffata. Ho pensato che fosse una canzone coinvolgente da mandare a Moor Mother per una collaborazione – amo tutto quello che fa e siamo diventate amiche dopo aver suonato un paio di volte assieme. Il suo contributo testuale è perfetto e il risultato mi ha fatto letteralmente impazzire: ogni volta che l’ascolto e la sua voce si innesta sulla musica non posso fare a meno di sorridere».
Il più recente singoloCan I Can Ufeat. Skin è una bomba electro dance house con la grinta di sferzanti chitarre alt-rock, dove gli ideali di sovversione queer e femminista, contro omofobia, transfobia e patriarcato, deflagrano in un ritornello che è un vero e proprio inno da mandare a memoria e cantare a squarciagola: «Can I? Can U / Be outrageously queer and stand here without any fear?». Can I Can U feat. Skin è nato in collaborazione con la stessa Skin che, dopo aver scritto le sue parti, le ha interpretate con la sua voce inconfondibile per generazioni di appassionati di musica. Il brano è diventato un trascinante botta-e-risposta, un duetto che monta in rabbia ed energia sino all’esplosione liberatoria del ritornello, intonato all’unisono, e al finale ombroso e sincopato. Skin non ha bisogno di presentazioni. Pionieristica cantante degli Skunk Anansie, rock band con milioni di copie vendute, Skin è un’icona. Come incendiaria performer, ha frantumato preconcetti su razza e genere. Come attivista e role model, ha distrutto stereotipi per oltre venticinque anni di carriera. R.Y.F. parla del brano: «Can I Can U è nata in risposta alla paura e all’odio che ultimamente si avvertono nell’aria, alla chiusura mentale, alle imposizioni e alla mancanza di dialogo. Ancora una volta, ho sentito l’esigenza di scrivere una canzone che celebrasse l’amore, quello universale con la A maiuscola. Mi sto riferendo all’amore senza vincoli né gerarchie, senza limiti di tempo e spazio, l’amore della condivisione, quello romantico e quello dell’amicizia, con la volontà di difendere le visioni diverse e minoritarie, oltre ovviamente alla mia famiglia e comunità queer. Troppo spesso veniamo trattat* come se incarnassimo una malattia da debellare, in grado di infettare il mondo. Se è così, mi metto in prima linea per spargere la nostra festosa e favolosa malattia contro l’eteropatriarcato e i fanatismi religiosi o politici» Aggiungendo, a proposito della partnership con Skin: «L’idea che Skin potesse, insieme a me, dare voce a questo messaggio mi ha folgorato fin dal principio della composizione della canzone. Volevo che fosse un pezzo dance, ma con delle chitarre toste, per conferire comunque sia una pennellata alt-rock, con un messaggio diretto ma gioioso, in linea con il nostro impegno. Con questa collaborazione si è realizzato uno dei miei sogni. La nostra amicizia e stima reciproca hanno fatto in modo che avvenisse questa magia. Nel mio cuore, resteranno indelebili gli scambi di idee via messaggio mentre davamo vita a Can I Can U».
Il super sexy singolo Lies approccia invece il tema della sofferenza con il sorriso sulle labbra, trasformandosi in un’irresistibile cartuccia electroclash che cancella i lividi e fotte via il dolore a colpi di ritmi dance-punk, melodie pop fluo e parole irriverenti (“I wanna have my clit like Pinocchio’s nose / And lie lie lie and fuck it all night long”), con il contributo di Matteo Vallicelli (The Soft Moon, Death Index) ai sintetizzatori. A detta di R.Y.F.: «Lies è la mia chiave di volta sexy per reagire alla sofferenza che mi stava devastando. All’inizio del brano, c’è un palese omaggio testuale a Peaches, che ovviamente adoro. L’attitudine improntata al divertimento ha contagiato anche la musica stessa, dato che ho usato un campionamento di una registrazione vocale di un mio orgasmo per creare una sezione del beat». Lies è accompagnato da un videoclip di Silvia Maggi, regista e film-maker italiana attiva a Berlino, fattasi conoscere per le sue storie che catturano e fanno risplendere una luce sulle persone queer, sulle comunità underground e sulla body positivity. Al video partecipano Alos e Secret Maddalena.
Dopo che tutto è andato a fuoco con il precedente album Everything Burns, pubblicato nel 2021, trainato dal plauso della critica, incluso il riconoscimento di miglior disco italiano dell’anno su “Internazionale”, e da numerosi concerti, tra cui quelli in apertura agli stessi Skunk Anansie, Deep Dark Blue volge dunque lo sguardo verso tonalità fredde, tra ricorrenti immagini di onde e lacrime a rifrangersi su brani dal forte impatto, freschi, eppure capaci di navigare a precipizio e veicolare emozioni laceranti. Morello aveva sviluppato Everything Burns in parallelo al suo coinvolgimento nella composizione e nell’esecuzione live delle musiche originali per lo spettacolo Tutto Brucia dell’acclamata compagnia teatrale Motus (Frankenstein, MDLSX), che l’ha vista protagonista sul palco al fianco di Silvia Calderoni e Stefania Tansini. Le musiche per lo spettacolo si sono poi riversate nella colonna sonora Tutto Brucia (Music From The Motus Show), data alle stampe sempre da Bronson Recordings nel 2022.
Deep Dark Blue, il quarto album di studio di R.Y.F., è scaturito da software e strumenti analogici e successivamente è stato messo a punto con Maurizio “Icio” Baggio (The Soft Moon, Boy Harsher), che si è occupato anche di registrazione, produzione, mixaggio e masterizzazione, allo studio di produzione musicale La Distilleria di Bassano del Grappa. Alla produzione di alcune tracce ha inoltre contribuito il succitato Matteo Vallicelli. Nonostante scorra dall’inizio alla fine con compatta fluidità, l’album mette in risalto la padronanza di R.Y.F. nell’esprimersi tramite differenti generi stilistici. C’è un filo conduttore dark electro-punk, ma ci sono anche vocalità black (Run Run Run), industrial doom (Deep Dark feat. Alos, con un soundscape di Giovanni Lami) e ulteriori sperimentazioni (gli intermezzi strumentali Droplets e Sirene). «L’electro-punk c’è sempre ma nel complesso c’è molto di più, ad assecondare un’estrema varietà di atmosfere. La mia volontà di comporre un album abissalmente blu mi ha in qualche maniera guidato verso il “blue” nell’accezione più ampia del termine. Ho sempre amato le grandi voci afroamericane e i classici di Motown Records. All’inizio degli anni 90 apprezzavo anche la produzione di musica house».
Alla varietà sonora corrisponde un’inevitabile varietà di argomenti. Il tema-scoglio della sofferenza apre e chiude poeticamente il cerchio tra Bluefeat. Moor Mother e Deep Darkfeat. Alos, poste a inizio e conclusione di scaletta, quasi a rappresentare un primo contatto con l’acqua e il culmine toccato con il fondo dell’abisso, e viene appunto affrontato sia con ironica sensualità in Lies sia con un’ottica maggiormente autoriale nelle accorate Violent Hopes e December 25th, le prime canzoni dell’album a essere state scritte. «Un giorno mi sono messa al pianoforte, ho cominciato a suonare e piangere. Si è aperto il rubinetto con due canzoni, December 25theViolent Hopes, e ho imparato a lasciare scorrere tutto seguendo l’istinto, senza alcun blocco o retropensiero», ricorda Morello.
La coerente ripresa da Everything Burnsdell’impegno a sostegno della comunità LGBTQ+, in opposizione a qualsivoglia discriminazione, deflagra appunto in Can I Can Ufeat. Skin e nel potente, programmatico manifesto electro surf-punk Smash & Destroy, su riff distorto e ritmo marziale dal messaggio queer transfemminista gridato ancora una volta forte e chiaro. «Smash & Destroy è venuta fuori in un batter d’occhio. Stavo provando la chitarra su una base che avevo impostato e automaticamente mi sono trovata a cantare: “Smash & Destroy / Patriarchy”».
Deep Dark Blue di R.Y.F. è un’immersione dalla quale riaffiorare diversi rispetto a se stessi, creature magiche sotto nuova forma, ma è innanzitutto una scarica elettrica dalla quale lasciarsi irrimediabilmente folgorare.