Dieci anni di attesa ampiamente ripagati: questa in estrema sintesi la reazione dopo svariati ascolti del nuovo disco autointitolato della band berlinese che da alle stampe un lavoro completo e che potrebbe benissimo rappresentarne in toto tutte le sfaccettature della loro lunga e fortunata carriera. Infatti dietro al fiammifero della copertina, e giocare con il fuoco è sempre stata prerogativa dei Rammstein, troviamo un po’ tutte le caratteristiche che hanno fatto amare la band: la cinematografica e drammatica “Deutschland”, la rilettura della storia tedesca tra amore e odio, brani facili e tutto sommato già sentiti ma dannatamente ficcanti e danzabili come “Sex” e “Radio”, la giocosa e internazionale “Ausländer” (ma occhio al video, tutt’altro che banale) e forse il punto più alto del disco, la viziosa e morbosa “Puppe”. Siamo solo a metà disco e già “Rammstein” non delude le aspettative e il ritmo non diminuisce con li proseguo dell’ascolto ma anzi, troviamo notevoli sorprese come la ballad ‘Diamant’ o la conclusiva destrutturata “Hallomann”. Un ritorno pensato e pianificato ad arte che non ammette prigionieri!
Rammstein (2019 – Universal)