Ogni cambio radicale di sound può creare scompiglio tra i fans di una band, in special modo se si tratta di un gruppo di derivazione metal e il “cambio” di sound si traduce in un abbandono delle soluzioni heavy. Gli Shining (quelli norvegesi…) hanno creato negli anni un seguito di culto grazie al loro particolare black jazz magnificato proprio con l’album omonimo e, con la pubblicazione di questo “Animal”, hanno scelto di intraprendere una strada diametralmente opposta. Abbandonati i lunghi fraseggi arzigogolati, dimenticati i toni aspri e violenti, nascosti sotto il tappeto tutto quanto rimanda al passato, la band capitanata da Jørgen Munkeby abbraccia un curioso ibrido “synth hard rock” che taglia completamente i ponti con quanto fatto in precedenza. Se l’opener “Take Me” spiazza completamente l’ascoltatore con un hard rock pomposo ed elettronico è con la doppietta “Animal”/”Fight Song” che gli Shining ridefiniscono il loro sound del 2018, una versione “digitale” e robusta dei Muse rivista in ottica hard rock, pomposo ed energico, che non disdegna il ritornello ad effetto. Il connubio chitarre heavy, synth di sottofondo anni ’80 e voce melodica ma grintosa raggiunge l’apice in “Smash It Up”, forse il brano migliore del lotto e che rappresenta uno spartiacque tra il passato e il presente della band. Difficile capire se considerare “Animal” come un esperimento, un vezzo o un episodio estemporaneo nella discografia della band, quello che sappiamo per certo è che gli Shining hanno cambiato pelle proponendo con coraggio un album avulso da quanto proposto fino ad oggi e con risultati altalenanti. Coraggio che verrà premiato?
Animal (2018 – Spinefarm)