Debutto quanto meno interessante per questo rapper mancuriano rilocato a Toronto che porta tutta l’arroganza “chav” oltre oceano con un disco parecchio sconclusionato. Usiamo il termine sconclusionato in una rara accezione positiva visto che “Salt of The Earth” unisce elementi tra i più disparati, dall’alternative rock (la potenziale hit “Dynamite”) al punk (una maleducata e petulante “Shudehill”) passando per il classico brit pop sound (“Alien” e “Frank & Stein”, entrambe vincitrici dell’immaginario premio “miglior brano immaginario composto dagli Oasis sotto acidi”) e rap rock (“Danger” e “Stay for the Ride”), senza soluzione di continuità se non un senso di arroganza e sfrontatezza (questa sì molto punk) che non lascia dubbi sull’attitudine di Mr. Shotty Horroh. L’ex king delle battle-rap di Manchester la butta in caciara con un certo fascino e savoir faire: l’unico paragone possibile è con quanto fatto da Itch, sia in veste solista che con i King Blues. Sconclusionato ma divertente!
Salt of The Earth (2018 – Ontario Sound Recording Society)