Dai tempi di “No Pads, No Helmets… Just Balls”, i Simple Plan hanno continuato a calcare l’onda del poppunk, sopravvivendo al genere musicale che ha visto nascere e scomparire, nel giro di pochissimo tempo, quasi tutte le band che vi si sono cimentate, fatte poche eccezioni. Ciò che non curi, muore, e negli ultimi quindici anni loro hanno dimostrato un talento infallibile nel tenersi strette le proprie radici, usarle per evolversi e adattare il proprio sound alle esigenze del momento e al tipo di pubblico che si sono trovati davanti. Ogni volta che esce un album dei Simple Plan sembra che possa essere il disco che va a sancire la loro svolta pop ufficiale, ma non è mai così e, con il quinto album, ce lo confermano ancora una volta. Se nel disco precedente “Get Your heart On!”, la band si era affidata a un team esterno di collaboratori e co-autori per rafforzare la propria immagine, in “Taking One For The Team” il quintetto canadese capitanato da Pierre Bouvier ha deciso di tornare a fidarsi esclusivamente del proprio istinto. (Leggi la recensione complesta sul numero 2 di Suffer Music Mag)