Qualche anno fa girava voce che gli Slipknot non fossero altro che il veicolo per portare alla ribalta il vero e più sentito progetto di Corey Taylor, gli Stone Sour. Ovviamente tale presunta “rivelazione” non potrà avere un riscontro tangibile ma è fuori di dubbio che la relativa latitanza dei mascherati di Des Moines e il gran botto commerciale del doppio album “House of Gold & Bones” abbia portato gli Stone Sour a un livello di popolarità che francamente non era pronosticabile a inizio carriera. “Hydrograd” si presenta più snello rispetto alla doppia precedente pubblicazione, spogliato di un concept arzigogolato e libero di spaziare dall’alternative rock/metal caro alla band ad un classic rock che non sfigurerebbe in qualche caso in un disco dei Backyard Babies (“Song#3”). In generale però gli Stone Sour danno il meglio quando rispolverano la loro forma canzone classica, ad esempio in “Whiplash Pant” dove le melodie aggressive di Corey si coniugano bene con una parte musicale sostenuta che sfocia in un chorus arioso e memorizzazione sin da subito. Pretestuosa e scontata invece la ballad “St.Marie” che mostra solo la bella voce di Corey ma anche che annega purtroppo in un mare di banalità. Un comeback quindi più che positivo con molte luci e poche ombre per una band con entrambi i piedi ben saldi nel mainstream ma con l’indubbia capacità di riuscire a suonare genuina e sincera, non un aspetto da poco!
Hydrograd (2017 – Roadrunner Records)