Vengono da Roma gli Stonewood e con questo disco autointitolato, il primo nonostante i nostri siano in circolazione da più di quattro anni, ci riportano fedelmente tutto l’amore per quello stoner rock della prima ora cresciuto nel deserto tra la California e il Neveda (inutile citare Kyuss, Fatso Jetson ecc..) e che ha visto come primi interessantissimi “emuli” un buon numero di band scandinave. Proprio da questa scena “parallela” gli Stonewood sembrano aver preso spunti, spopratutto per il piglio hard rock delle composizioni che ci ricorda le ottime gesta degli svedesi Truckfighters degli esordi (e anche l’artwork è in linea con quel mood). Per quanto riguarda la parte tecnica nuda e cruda tutti gli Stonewood sembrano essere ispirati, in particolare il cantante Vito che aggiunge un feeling diretto e caldo alle composizioni: proprio i brani suonano piacevoli, mai eccessivamente attaccati agli stilemi del genere (leggasi nessuna operazione copia e incolla per fortuna) e con spunti interessanti e personali (vedi l’incedere caotico e aggressivo di “Party Crasher”). Un bel tuffo nel recente passato musicale per una prima uscita pienamente riuscita.
Stonewood (2019 – This Is Core Music)