Con “All The Colors Behind You” i ravennati Sunset Radio fanno quello che comunemente viene descritto come il salto di notorietà, ossia passando dagli ambienti local a scene più mainstream. Un disco dal forte gusto pop-punk ma non solo, come ci raccontano i diretti interessati in questa intervista…
Il vostro percorso artistico si differenzia molto da quello che la maggior parte delle band underground italiane adottano. Infatti se non sbaglio sin dagli esordi avete affiancato al puro aspetto musicale/artistico un team che vi seguisse in tutto quello che circonda i Sunset Radio. Cosa vi ha portato a questa scelta, specie oggi dove il do it yourself sembra essere tornato di moda in ambito underground?
Ciao! Siamo tutt’ora seguiti, ma direi come un po’ tante band, da un’etichetta, un management e un’agenzia stampa. Abbiamo collaborato con SorryMom, come agenzia di management e stampa, ci ha dato una mano per la promozione dei singoli e del disco. Con This Is Core – etichetta genovese ex Wynona Records – collaboriamo dalla nascita dei Sunset Radio. Sono dell’idea che avere qualcuno che ti aiuti non fa poi cosi schifo, nel senso, se la band fa “otto”, con l’aiuto di queste persone si riesce sicuramente ad avere un risultato migliore. Molte volte, succede che scrivi per svariate volte a siti, magazine, endorsement e tanto altro, senza avere risposta, ma con un team giusto si può sicuramente arrivare a queste persone e avere una risposta in tempi brevi.
Restando in tema, avete sempre prestato molta attenzione sull’immagine e l’aspetto visual in genere (in primis i concept dei vostri video). Quanto paga in termini di visibilità il presentare un progetto con la giusta dose di professionalità oggigiorno?
Siamo nel 2018, non piu negli anni 80/90, non basta solo saper suonare, bisogna curare tutta l’immagine della band e non vi parlo di trucco ma di tutto quello che riguarda i Social Network, l’immagine, la qualità sonora dell’album, l’artwork, le grafiche… Cerchiamo sempre di fare tutto nella maniera più professionale possibile, a volte pagando professionisti – come nel caso di grafiche e artwork – a volte arrangiandoci, cercando di imparare a usare programmi come Photoshop o Premiere. Non è semplice, ma ovviamente la società si è evoluta, il mercato musicale è sempre più difficile e la richiesta è sempre minore.
Arriviamo quindi a “All The Colors Behind You”, partendo proprio dall’aspetto visivo: come avete sviluppato il concept grafico? Osservando le vostre immagini promozionali e avendo notato il gran numero di tattoo traditional che avete sulla vostra pelle mi viene da pensare che uno di voi sia l’artefice diretto dell’artwork in quanto tatuatore… Ho azzeccato?
(risate) No, ci sei andato vicino però! La nostra passione per i traditional penso sia abbastanza evidente e quindi l’idea di poter portare su carta (dove poi erano all’origine) i nostri tatuaggi, e farci un artwork, ci è sembrata subito l’idea vincente. Lorenzo – grafico che ha messo in piedi tutto il concept grafico – lavora nello studio dove poi ci siamo fatti tutti i tatuaggi. Da li sono nate le prime grafiche e di conseguenza tutto il merchandising con grafiche inerenti al disco.
Da “Vices” a “All The Colors Behind You” le differenze sono evidenti, specie in chiave artistica. Siete passati da quello che a tutti gli effetti poteva essere chiamato punk-rock a un sound più “moderno”, dove hardcore melodico e pop-punk si amalgamano. Cosa vi ha portato a spingervi oltre quanto fatto in passato?
Onestamente penso che nel percorso di una band, soprattutto emergente come noi, ci debba essere questo salto, o per lo meno un’evoluzione disco dopo disco. Le tracce di “Vices”, erano violente, senza un minimo di pausa o momenti eterei dove poter lasciare respiro alla canzone. Nel nuovo disco, grazie anche ai vari ascolti degli ultimi due anni, abbiamo voluto dare più spazio a queste parti e avvicinarci un po’ di più al pop, sia come strutture che arrangiamenti. Le parti vocali a mio giudizio sono più efficienti e spiccano di più rispetto a quelle di “Vices”.
Un cambio di rotta – artisticamente parlando – che solitamente viene attribuito da molte band ai cambi di line-up avvenuti negli anni… Avendo notato che tutto ciò è successo anche nel vostro caso, la domanda sorge quasi spontanea, quanto hanno influito i nuovi membri nella realizzazione di questo nuovo disco?
Richi e Albi, sono arrivati praticamente a pre-produzione conclusa, all’inizio c’era anche un pensiero, visto il poco tempo passato con noi in sala, di non farli nemmeno registrare. Ma sono stati talmente bravi a impararsi i pezzi e a dire la loro, che abbiamo deciso di includerli nella registrazione ufficiale. Siamo molto contenti di loro due, si sono dimostrati subito professionali e pronti ad affrontare tutte le difficoltà di un treno già in corsa, cosa non facile. I cambi di line-up sono sempre un po’ un pugno nello stomaco, creano instabilità e disagio, ma talvolta, passata la bufera, ti fanno stare meglio e ti fanno tornare più forte che mai.
Qual è la perfetta collocazione di “All The Colors Behind You” all’interno della scena musicale odierna? O meglio, quale tipo di ascoltatore pensate sia più incline al vostro sound?
Non c’è una collocazione perfetta, diciamo che come ci hanno descritto in una recente recensione, troppo grezzi per il pop-punk, troppo poco grezzi per il punk-rock, troppe poche basi per l’easycore e comunque troppo distanti da ciò che ho imparato a definire easycore. Siamo in mezzo, stiamo cercando di trovare un sound tutto nostro, anche se molto difficile, in modo che l’ascoltatore possa dire: “Ah! Questi sono i Sunset!”.
E territorialmente parlando, quali Stati pensate siano più influenzabili dallo stile di questo disco?
Speriamo di poter influenzare ogni Stato dove il disco viene promosso. Sicuramente in Giappone c’è più facilità di influenzare la gente, in Italia sta andando bene… Vedremo… È presto per fare pronostici, il disco è appena uscito.
Il singolo “My Everything” è forse il brano più “particolare” all’interno del disco a mio avviso, ossia che si discosta dai restanti. Nonostante ciò lo troviamo come primo singolo ufficiale. A cosa dobbiamo questa scelta e per quel che riguarda il video come è stato sviluppato il suo concept?
“My Everything” fa parte della fase finale di scrittura del disco, è un brano nervoso, ricco di melodia e allo stesso tempo triste. Quando abbiamo pensato alla torre, abbiamo subito deciso che il singolo doveva essere “My Everything”, è uno dei nostri brani preferiti. Di solito i singoli si scelgono per quanto pop hanno dentro, questo l’abbiamo scelto perché ci piace e si sposa a nostro giudizio molto bene con il video! Esso parla di tradimento, in questo senso è tra uomo e donna, ma la canzone parla in generale nella vita. Il concept è molto semplice direi, niente di troppo difficile da capire: ci piaceva riprendere un po’ l’idea che avevamo avuto nel disco precedente con “Surrounded” a livello video e quindi ci siamo arrampicati su una torre di 180 metri.
Nelle influenze artistiche avete citato nomi come quello degli State Champs, che forse mai come prima d’ora pare abbiano virato decisi verso territori più pop oriented. Pensate che questa loro evoluzione possa in qualche modo essere di esempio per il futuro dei Sunset Radio?
Sicuramente anche da “Around The World And Back” avevano già virato verso il pop-oriented, nell’ultimo forse qualcosa di più avendo Feldmann come produttore. Avessimo quei cento mila euro disponibili probabilmente proveremmo anche noi la carta Feldmann, anche se non tutte le sue produzioni sono andate a buon fine! Nel prossimo disco non sappiamo ancora né se ci sarà e né che strada potremmo intraprendere, ora ci concentriamo a promuovere questo lavoro!
Non ho avuto modo di leggere i vostri testi. Quali sono i temi portanti di questo nuovo album? Non vi è mai balenata in testa l’idea di scrivere un brano in italiano?
Alla prima domanda ti rispondo, ascoltatevi la traccia chiamata “Don’t Ask Me What My Song Talk About”!
Per la seconda, onestamente sì, però non abbiamo ancora avuto lo stimolo giusto per scrivere qualcosa, magari nel futuro!
Un altro aspetto curioso è legato a “Vices”. Cosa vi spinse a pubblicarne una versione acustica? Una soluzione che pensate di adottare anche per “All The Colors Behind You”?
Bella domanda, il lavoro fatto su sei brani di “Vices” ci è piaciuto tantissimo, l’abbiamo fatto per puro divertimento insieme a nostro amico Davide Lavia. Non è stato promosso gravnché e onestamente non abbiamo ricevuto troppa critica, ma probabilmente sì, lo rifaremo anche per il nuovo disco!
La vostra passione per i tattoo traditional vi porta ad avere una concezione sulla musica anche in questo caso tradizionale? Siete ancora legati affettivamente al disco fisico/vinile o siete riusciti ad andare oltre? Cosa ne pensate dell’ormai stra-dominio del digitale nel mondo discografico?
Saremmo legati sì, ma nel 2018, con la velocità e la durata delle cose, meglio non abituarsi a niente. Compriamo ovviamente ancora i vinili e i dischi. Ma allo stesso tempo ascoltiamo anche musica digitalmente. Il mondo digitale, per quanto negativo sia, fa parte della nostra Era, quindi bisogna sfruttarlo al pieno delle sue potenzialità e promuovere il lavoro al meglio!
Pur non essendo ai livelli di paesi come Francia e Germania anche l’Italia ha una sua scena pop-punk/alternative consolidata. Come viene vissuta da dentro questa scena locale? C’è collaborazione tra bands e ascoltatori a vostro avviso?
Per le poche band rimaste del nostro genere, diciamo di sì, anche se onestamente collaboriamo più con band punk-rock/melodic hardcore italiane, piuttosto che pop-punk. Probabilmente perché non siamo considerati pop-punk. La scena c’è, è molto debole ma c’è. Speriamo che in qualche modo, potremmo essere utili per risollevare un po’ il tutto!
Personalmente dell’Emilia Romagna musicalmente parlando conosco solo una miriade di metal bands… Andando oltre questo raggio, quali bands local consigliereste ai nostri lettori?
Sicuramente i nostri compaesani, i Kuf, ActionMen, HandOver, The Doormen, Drive Me Dead, questi sono i più amici, ma abbiamo una vasta scelta in tutta la regione!
Qual è il vostro obiettivo e quale invece la vostra speranza per “All The Colors Behind You”?
Farlo arrivare alle orecchie di tutti sarebbe il nostro obiettivo, la speranza… Magari a qualche orecchio importante!
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